martedì 17 gennaio 2023

E' uscita la EN 60598-1:2021 (e finalmente si può usare per la marcatura CE)

Credo sappiate che nel 2021 (dopo una serie di vicissitudini) è uscita l'ultima edizione della EN60598-1. Il problema è che molti non sapevano che questa norma non era stata armonizzata a livello comunitario, pertanto non era possibile usarla per la marcatura CE. L'ultimo aggiornamento del 12/1/2023 dell'elenco delle norme armonizzate, ha inserito anche l'ultima edizione della norma. Il paradosso era appunto che pur avendo una norma aggiornata,  legalmente non era valida per la marcatura CE, quindi di fatto era inutilizzabile,. E quindi? Era necessario utilizzare la norma precedente EN60598-1:2015+A1:2018. Ora finalmente è possibile utilizzarla per verificare i prodotti e preparare il fascicolo tecnico, la dichiarazione CE e apporre la marcatura CE sui prodotti. 

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Marcatura UKCA: ennesimo rinvio

Ebbene si, la perfida Albione ha colpito ancora! L'introduzione della marcatura UKCA prevista (dopo vari rinvii) al 31-12-2022 è stata posticipata nuovamente al 31-12-2024(!!!). Questo significa che rimane possibile vendere in UK i prodotti con la sola marcatura CE. In ogni caso, visto che sempre di autocertificazione si tratta, è possibile (con i giusti riferimenti e la corretta impostazione) farsi la dichiarazione UKCA, e quindi marcare UKCA i prodotti. Ovviamente anche per la marcatura UKCA è necessario preparare il fascicolo tecnico (che ovviamente i fabbricanti hanno preparato per la marcatura CE). Almeno, così dovrebbe essere. 

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lunedì 6 dicembre 2021

ECODESIGN questa sconosciuta

Ho fretta, ma devo dire che la frase "poche idee ma ben confuse" rende l'idea su quanti hanno sbattuto (e stanno sbattendo) sul problema Ecodesign/Etichetta energetica. Senza entrare nei dettagli, basta dire che sono stati prima accorpati più regolamenti su tipologie diverse di prodotti, e poi diviso il tutto in due regolamenti distinti (il 2019/2015 e il 2019/2020) che per due argomenti diversi (Etichetta energetica ed Ecodesign) dicono praticamente le stesse cose. Oltretutto ogniuno col suo bell'emendamento che ha complicato ulteriormente l'argomento. Comunque per gli apparecchi di illuminazione l'etichetta energetica non esiste più... tranne che per i prodotti che non potendo rimuovere la sorgente, vengono considerati essi stessi "sorgente". Restate sintonizzati. 

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Quel pasticcio della EN60598-1:2021

Ciao a tutti; dopo un periodo di silenzio dettato da problemi vari, rieccomi ad aggiornarvi con notizie e curiosità legate all'aspetto tecnico-normativo dell'illuminazione. Primo post sulla "nuova" EN60598-1:2021. Ebbene si, è uscita una norma a cui manca un pezzo, ovvero le "Common Modification". In parole semplici una norma EN europea deriva da una norma IEC che viene emendata con le cosiddette "modifiche comuni" che non sono altro che (piccoli) adattamenti della norma IEC alla situazione impiantistica europea più le "deviazioni nazionali", ovvero indicazioni nella norma EN di particolari situazioni impiantistiche che i paesi segnalano e che vengono inserite nelle norme EN (un esempio è il famoso "GW850 per la Francia"). Quindi fatta la norma, si è capito subito che a breve sarebbe dovuto uscire un emendamento che contenesse le "common modification". "A breve" purtroppo ha comportato quasi un anno; un anno in cui parecchi costruttori sapendo che la norma sarebbe stata emendata a breve, hanno preferito aspettare la norma completa per certificare i prodotti. Ma quando uscirà la norma completa? Pare che finalmente uscirà a inizio 2022. E quelli che hanno certificato i prodotti non sapendo del problema? Eh, toccherà mettere mano ai certificati a breve.... Ma come è stato possibile che uscisse una norma incompleta? Il problema sta nella commissione europea, ma qui si entra in un settore "caldo" che preferisco non toccare. In ogni caso ecco il motivo per cui attualmente (ma non sono aggiornato "ad oggi") non esista nemmeno una versione italiana della norma EN60598-1, dato che si sapeva già che a breve sarebbe stata necessaria una nuova traduzione. Qualcuno potrebbe dire "ma non è possibile", "dove andremo a finire" e via dicendo, ma della serie "al peggio non c'è mai fine" ho constatato direttamente che c'è un paese europeo che ha fatto uscire una norma EN... senza le "Common Modification" creando non pochi problemi a chi ha applicato quella norma; ovviamente non sto parlando della EN60598-1, ma è una norma che è sempre collegata all'illuminazione. Ma questa è un'altra storia... 

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giovedì 2 novembre 2017

E' uscita la Guida per gli apparecchi resistenti agli atti vandalici

Come accennato oramai parecchio tempo fa (il tempo vola), è uscita la CEI 34-161: Guida per la costruzione degli apparecchi di illuminazione resistenti agli atti vandalici. Questo progetto (tutto italiano) vuole colmare una lacuna normativa che costringeva clienti e fornitori ad inventarsi "qualcosa", che non essendo definito poteva essere interpretato in varie maniere (più o meno sensate). Il mercato come sempre dirà se è stato fatto un lavoro utile, o meno.Quello che ci fa piacere, è che come laboratorio abbiamo contribuito in prima persona all'uscita di questo documento, dato che in effetti c'era un "buco normativo". La cosa in realtà era nata in quanto tempo addietro siamo stati contattati contemporaneamente da diversi produttori di apparecchi di illuminazione che chiedevano come certificare questa tipologia di apparecchi (che però non avevano una norma specifica). Probabilmente la cosa era nata da qualche bando pubblico che faceva qualche cenno alla resistenza agli atti vandalici, e da qui la simultanea richiesta di informazioni. Spinti da questo interesse, ci siamo attivati presso il CEI per promuovere questa attività che ha raccolto l'interesse del comitato, con l'uscita della relativa guida. La cosa ovviamente ci rende orgogliosi, in quanto ci sentiamo un po' i "papà" di questo documento.

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mercoledì 25 febbraio 2015

La nuova norma EN60598: novità (1)

Iniziamo una serie di articoli che riportano le modifiche della EN60598-1/10a edizione rispetto la vecchia norma EN60598-1/9a ed.
In caso di necessità, si consiglia di acquistare la norma presso la libreria del CEI (a Milano).
3.2 MARCATURA
Viene introdotto il nuovo simbolo che indica la pericolosità ottica: per illustrare che l'apparecchio potrebbe essere pericoloso si indica di "Non fissare direttamente la sorgente di illuminazione".
La prescrizione viene verificata in 4.24.2 "Pericolo per la retina da luce blu" (nuovo paragrafo). Vengono date le indicazioni per la verifica e la norma di riferimento.  
 
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domenica 22 febbraio 2015

Apparecchi che passione

Come consulente del settore dell'illuminazione mi capita spesso di vedere degli apparecchi che molti definirebbero "belli", ovvero di design. Di recente mi è capitato di partecipare anche allo sviluppo dei prodotti di una nota marca della moda (in realtà mi capita spesso di lavorare per marchi "blasonati", ma questo li batte tutti: il fatturato è a 9 zeri, e ho detto tutto). Anche se la mia personale preferenza va ai modelli "tecnici" devo dire che i prodotti di questo famoso marchio sono spettacolari; d'altronde per acquistarli bisogna sborsare parecchie migliaia di euro: linea, materiali e finiture sono già evidenti nei prototipi che ho in prova. Mi capita raramente di vedere apparecchi di design che siano ricercati anche sotto l'aspetto tecnico (e questi non fanno eccezione, a parte alcuni dettagli che peraltro gli ho suggerito io...) ovvero che riescano a coniugare l'estetica alla performance. Forse però mi sta per capitare sottomano una famiglia di prodotti che riusciranno a stupirmi: il che sarebbe raro, oramai in più di trent'anni di attività ho visto veramente di tutto. Ovviamente non posso dire nulla, e non ho intenzione di fare i nomi dei miei clienti e/o dei prodotti che sono brevettati (sono tenuto alla riservatezza) ma se le premesse saranno rispettate, e fossi autorizzato, potrei fare uno strappo alla regola.... ;-) 
 
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E' in uscita la CEI EN 60598-1/2015

Al CEI si sta lavorando al controllo della traduzione dell'ultima edizione (la 10a) della norma EN60598. Il comitato si è diviso i capitoli della norma e a breve il lavoro dovrebbe essere riconsegnato. Nei prossimi mesi (Marzo?) la versione italiana dovrebbe essere disponibile. 
 
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lunedì 26 gennaio 2015

Controlli sul mercato? Oh yes!

Colpirne uno per educarne cento. OK, le norme sono una gran rottura di scatole, la burocrazia pure, ecc.ecc. Ricordiamo però cosa prescrivono le leggi in vigore: per il materiale elettrico commercializzato sul territorio europeo si applicano le direttive; le direttive in soldoni richiedono che prima di immettere un prodotto sul mercato, occorre apporre sullo stesso la marcatura CE; la marcatura CE però si può mettere se si è preparato il "fascicolo tecnico", ovvero si sono eseguite le prove applicando le norme in vigore e si è in possesso di un test report. Chi segue la procedura corretta? Quasi nessuno: i controlli sul mercato vengono fatti poco e male; numericamente sono ridicoli, e si fanno anche prelievi di grosse aziende che solitamente sono quelle che sono a posto, o perché dotate di strutture interne, o perché hanno i prodotti marchiati e certificati da un ente. Anche qui non mancano le eccezioni, ma non facciamo nomi (potreste rimanere sorpresi). 
In ogni caso pare che la pacchia stia per finire: mi è giunta all'orecchio la notizia che un ente stia potenziando la struttura dei controlli sul mercato (probabilmente in accordo col ministero dello sviluppo economico); questo significa che i controlli sul mercato stiano per aumentare. Ovviamente auspico che i controlli siano tanti e mirati: a fare un po' di pulizia togliendo di mezzo "i soliti furbetti" innanzi tutto ne guadagna il mercato, ovvero gli utenti, avendo la certezza che il ministero vigila sui prodotti venduti. Ne guadagnerebbero anche le aziende serie che altrimenti si trovano a confrontarsi con aziende sleali che risparmiano sulla sicurezza. Spero che i controlli siano fatti anche su prodotti di aziende europee (tedesche in primis): vedremo se i tanto ligi tedeschi sono così immacolati come si spacciano di essere, e su prodotti di aziende cinesi: gli importatori troppo spesso fanno "orecchie da mercante" agli obblighi di legge proponendo dichiarazioni fatte in Cina che legalmente valgono meno della carta su cui sono stampati. C'è un mercato anche di consulenti che propongono i loro servizi per fare in modo che sul mercato finiscano solo prodotti testati: in questo momento questo mercato è al lumicino: i clienti scorretti penalizzano anche chi si propone di collaborare con loro per vendere prodotti sicuri. La chiusura di un laboratorio o di uno studio di consulenza è un brutto segnale: significa perdita di professionalità, e indice di poca qualità sul mercato. Speriamo che le cose stiano per cambiare. 
 
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martedì 20 gennaio 2015

Il grande bluff 2: la ISO17025

Va bene, stanotte ho dormito male. Però ci sono delle cose che proprio non riesco a farmele andare giù, e una di queste è la famigerata ISO17025. Perché non mi va giù? Perché è una norma che non serve a (quasi) nulla, se non a complicarsi (e a complicare) la vita. Il motivo è molto semplice, ma occorre spiegare cos'è la norma ISO17025: è la norma che disciplina i laboratori di prova (è la ISO9000 dei laboratori). Ora, va bene che bisogna normare tutto, e posso capirlo per i centri di taratura o gli enti di certificazione, ma santo Iddio: per un "banale" laboratorio che fa prove non bastava richiedere "solo" la taratura periodica degli strumenti? NO! Oltre a quello bisogna registrare tutto, ma anche il modulo deve essere registrato. Si applicano le norme? Bene, ma bisogna spiegare come si applicano,,, ora capisco che nessuno nasce imparato, e io posso scrivere tutto, ma tanto se uno non si fa un annetto di gavetta, ma con uno bravo, col cazzo che arriva il primo che passa, legge il manuale e diventa il signore delle misure. Chiaro? E cinque anni di istituto tecnico dove li mettiamo? E poi dove sta scritto che per fare una prova occorre avere materialmente tutte le attrezzature? ESEMPIO: la norma nel paragrafo delle regolazioni meccaniche prescrive che le parti regolabili siano movimentate per tutta l'estensione per 15-150-1500 cicli a seconda del tipo di prodotto. Ora il buon Dio (quello di prima) ci ha dotati di manine, braccine, e cervello (ma non tutti, purtroppo), per cui le regolazioni me le posso fare da solo. E invece no: per fare i cicli a quanto pare dovrei comprarmi un robottino. Lo posso dire? Ma vaccaghèr... 
 
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Il grande bluff: la sicurezza fotobiologica

Ebbene si, non sono un fan della EN62471. Intanto finora abbiamo vissuto tranquillamente senza (e non credo nessuno ne sentisse la mancanza). E il motivo è molto semplice: è una prova poco utile. Perché non inutile? Perché in effetti qualche bambino (o qualche stolto) coi LED potrebbe farsi male, ma basterebbe qualche piccola accortezza che la prova sarebbe inutile. Vogliamo fare delle misure? Ad esempio si potrebbe legare direttamente l'intensità (le candele) ad una distanza di sicurezza. E invece no: si fa una norma complicatissima (la EN62471), un "rapporto tecnico" (IEC/TR 62778) molto penalizzante da un lato, e che non dà i limiti per i gruppi RG0 se non misurando la luminanza, o per la soglia RG1 i LUX con la temperatura di colore, ed il gioco è fatto. I paladini dell'utente sicuro sono serviti. E (se non ho letto male) nella nuova EN60598-1 la IEC/TR 62778 si applicherà a tutte le sorgenti (ma prendetela col beneficio di inventario, non l'ho ancora letta bene). Se è così vedremo presto gli effetti di cotanta "accortezza"... 
 
UPDATE: per essere una norma "empirica" la 62778 non è poi così male; certo ci vuole la strumentazione adatta, ma non serve certo la strumentazione per fare le prove della 62471. Insomma, piuttosto che niente meglio piuttosto.

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lunedì 15 dicembre 2014

Quali direttive per gli apparecchi di illuminazione?

Dopo il post sulle norme, eccoci alle direttive. 
Le direttive sono tante, e provo a fare un elenco (non spaventatevi). 
- Direttiva LVD; attualmente ne sono in vigore due: la 2006/95/CE che è sostituita dalla 2014/35/UE. Sono in vigore entrambe per il periodo di sovrapposizione per permettere ai fabbricanti di adeguare i vecchi prodotti ai nuovi requisiti. In realtà dal punto di vista tecnico cambia poco (ovvero dai requisiti da rispettare per dimostrare la conformità dei prodotti ai requisiti essenziali della direttiva); sono però definiti in maniera più precisa e definite le responsabilità dei vari operatori economici presenti sul mercato, ovvero produttori e importatori. Ovviamente va dichiarata nella dichiarazione CE di conformità.
- Direttiva EMC: anche qui attualmente ne sono in vigore due: la 2004/108/CE che è sostituita dalla 2014/40/UE.Anche questa è stata aggiornata per definire diversamente gli operatori economici. Se applicabile al prodotto, va dichiarata nella dichiarazione CE.
- Direttiva RAEE 2002/96/EC. E' la direttiva per lo smaltimento dei "Rifiuti di Apparecchi Elettrici ed Elettronici" (in inglese WEEE). Tutti i fabbricanti e gli importatori devono aderire ad un consorzio RAEE (ce ne sono diversi) per il corretto smaltimento a fine-vita degli apparecchi. NB: non va citata nella dichiarazione CE.
Occorre elencare i materiali dei prodotti per consentirne il corretto riciclo.
- Direttiva RoHS 2011/65/CE. E' la direttiva per la messa la bando di alcuni materiali pericolosi: piombo, cromo esavalente, mercurio, cadmio e due ritardanti la fiamma per le plastiche ma che sono cancerogeni. E' da inserire nella dichiarazione CE. 
- Direttiva REACH: Regolamento (CE) n. 1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH), che istituisce un’Agenzia europea per le sostanze chimiche, che modifica la direttiva 1999/45/CE. Qui l'argomento è complicato perché si parla di sostanze chimiche. Le aziende dovrebbero avere dai loro fornitori (i costruttori non sono produttori di sostanze chimiche, ma sono utilizzatori a valle) delle schede in cui si dichiara la conformità alla direttiva REACH. Negli apparecchi di illuminazione non dovrebbero esserci grossi problemi, ma con le plastiche o certe cromature qualche sorpresa potrebbe saltar fuori.
- Direttiva per l'etichetta energetica 2010/30/EC (+ regolamento 874/2012): sono rispettivamente direttiva e regolamento per l'etichetta energetica degli apparecchi di illuminazione. Molti fanno parecchia confusione (ma li capisco...) in quanto tanti confondono le prescrizioni per gli apparecchi con quelli delle lampade (o lampadine).

Finora abbiamo scherzato, adesso il gioco si fa duro. Secondo voi, come si fa ad obbligare i produttori di apparecchi elettrici a fare prove che non c'entrano con le norme di sicurezza specifiche di quel prodotto? Ma ovviamente tirando in ballo non la sicurezza elettrica (troppo generico?) ma la sicurezza dei lavoratori.
Ecco quindi disponibili le seguenti direttive:
- direttiva 2004/40/UE per i campi EMF (campi elettromagnetici, ma non c'entrano con le verifiche EMC), 

- direttiva 2006/25/CE per le radiazioni ottiche (ovvero il motivo reale per cui va fatta la famigerata prova di sicurezza fotobiologica). 

Pensate di aver finito? Ma manco per niente: 

- DIRETTIVA 2005/32/CE per la progettazione ecocompatibile dei prodotti che consumano energia e recante modifica della direttiva 92/42/CEE del Consiglio e delle direttive 96/57/CE e 2000/55/CE del Parlamento europeo e del Consiglio;
- DIRETTIVA 2009/125/CE per la progettazione ecocompatibile dei prodotti connessi all’energia;
- REGOLAMENTO (CE) N. 245/2009 recante modalità di esecuzione della direttiva 2005/32/CE specifiche per la progettazione ecocompatibile di lampade fluorescenti senza alimentatore integrato, lampade a scarica ad alta intensità e di alimentatori e apparecchi di illuminazione in grado di far funzionare tali lampade, e che abroga la direttiva 2000/55/CE (si ce n'era un'altra).

Infine conviene dare una occhiata al CODICE DEL CONSUMO, DLGS 205/2006.

Dovrebbero essere queste le direttive e i regolamenti applicabili agli apparecchi di illuminazione (e non solo), ma non sono ancora sicuro che ci siano tutte. Se avete qualche informazione a proposito, fatemi sapere.
PS: sempre per gli apparecchi di illuminazione, non abbiamo citato le Leggi Regionali... perché ci sono anche quelle!  
 
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Il puntino sulla i: test report e fascicolo tecnico (o documentazione tecnica).

C'è una precisazione da fare per la documentazione da preparare per le direttive. Le direttive parlano di documentazione tecnica, mentre i laboratori e gli enti parlano di test report. In effetti non stiamo parlando della stessa cosa.
La direttiva infatti parla di documentazione tecnica, e precisamente (cito dalla 2006/95/CE): 

"La documentazione tecnica deve consentire di valutare la conformità del materiale elettrico ai requisiti della direttiva.
Essa deve comprendere, nella misura necessaria a tale valutazione, il progetto, la fabbricazione ed il funzionamento del materiale elettrico; essa contiene:
- la descrizione generale del materiale elettrico;
- disegni di progettazione e fabbricazione nonché schemi di componenti, sottounità, circuiti;
- le descrizioni e le spiegazioni necessarie per comprendere tali disegni e schemi e il funzionamento del materiale elettrico;
- un elenco delle norme che sono state applicate completamente o in parte e la descrizione delle soluzioni adottate per soddisfare gli aspetti di sicurezza della direttiva qualora non siano state applicate le norme;
- i risultati dei calcoli di progetto e dei controlli svolti, ecc.;
- le relazioni sulle prove effettuate. "

Il test report è "solo" l'ultimo punto citato dalla direttiva, ma è il più importante perché dimostra la conformità alle norme (ed è quello che viene chiesto da chi fa i controlli sul mercato). Se volete essere proprio scrupolosi, per fare un fascicolo tecnico, al test report potete aggiungere qualche disegno tecnico.A volte però viene utilizzato il test report da solo, dato che al suo interno dovrebbero essere contenute delle fotografie del prodotto testato. 
 
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Marcatura CE, marchio nazionale, ENEC ed ENEC PLUS. Quali sono le differenze? (parte terza)

Nella prima e nella seconda parte parte ho spiegato le differenze tra la marcatura CE ed un marchio nazionale; il marchio ENEC è il passo successivo. Cos'è il marchio ENEC? Il marchio ENEC è un marchio comunitario riconosciuto in tutta Europa che viene rilasciato sempre da un ente nazionale, ma dove il prodotto verificato è costruito da una azienda certificata ISO9000. In questo modo l'azienda può vendere il prodotto in tutta Europa e non ha bisogno di certificare il prodotto presso i vari enti nazionali. Allo scopo di rendere comunque il marchio riconoscibile, il marchio ENEC può essere abbinato ad un numerino che identifica l'ente che ha rilasciato questo marchio. Per l'azienda certificare ENEC i suoi prodotti ha due vantaggi:  uno dall'avere con un unico marchio una copertura europea, l'altro dal fatto che comunque il marchio ENEC è "più prestigioso" rispetto al marchio nazionale. 
Avendo un sistema ISO 9000, si ritiene che l'azienda possa garantire standard di produzione più elevati rispetto una azienda che non ha un sistema qualità certificato, e quindi il marchio è riconosciuto a livello europeo. 
Se sembrava che con il marchio ENEC la faccenda fosse finita, ecco che gli enti europei si sono inventati un'altra certificazione: il marchio ENEC PLUS (o ENEC+). 
Prima di spiegare il marchio ENEC+ facciamo una premessa: cosa si certifica con un marchio nazionale o con il marchio ENEC? Si controlla la conformità alle norme di sicurezza, ovvero alle norme che banalmente garantiscono che l'untente che usa un prodotto lo possa usare con tranquillità, senza che questo gli provochi scosse elettriche o gli incendi la casa. Tutte le norme di sicurezza infatti controllano grosso modo marcatura; istruzioni; costruzione (caratteristiche specifiche che deve avere un prodotto); cablaggi interni ed esterni; messa a terra; distanze isolanti; resistenza all'umidità, all'acqua e ai corpi solidi (il cosiddetto GRADO IP); rigidità dielettrica (e resistenza di isolamento); distanze isolanti; resistenza dei materiali al calore e all'infiammabilità, e le prove di riscaldamento.
Fatto tutto questo sembrerebbe finita, invece no. 
Il marchio ENEC+ oltre a verificare tutti questi parametri certifica la prestazione del prodotto. Per prestazione si intendono l'efficienza e la distribuzione fotometrica. Le caratteristiche illuminotecniche infatti non sono problematiche di sicurezza (che un prodotto faccia poca o tanta luce non è un problema che attenta alla vita delle persone, semmai un prodotto poco efficiente attenta al suo portafoglio, ma non risulta che sia mai morto nessuno per questo). Comunque per chi fosse interessato ad avere certificate queste caratteristiche adesso può essere soddisfatto: col marchio ENEC+ può essere sicuro che anche le prestazioni  sono controllate.
Per maggiori informazioni consultare il sito del marchio ENEC: www.enec.com 
 
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Marcatura CE, marchio nazionale, ENEC ed ENEC PLUS. Quali sono le differenze? (parte seconda)

Avere un marchio nazionale (IMQ, SEMKO, KEMA, o altro) è tutto un altro discorso. In Europa i marchi sono VOLONTARI: nessuno vi obbliga legalmente a richiederne uno (NB: in alcuni paesi extra-europei avere il marchio nazionale è obbligatorio). Se non siete obbligati legalmente però può richiederlo l'acquirente. Succede soprattutto con le grosse commesse: uno dei requisiti di solito è che il prodotto per essere acquistato deve avere un marchio di qualità emesso da un ente terzo (magari in un appalto). In questo caso l'azienda se vuole vendere il suo prodotto, tra i requisiti richiesti deve avere un marchio di qualità. Oppure avendone i mezzi può far marchiare (certificare) i suoi prodotti la grossa azienda "di marca".
Cosa cambia però rispetto la marcatura CE? Cambiano due cose: intanto il prodotto è controllato da una "parte terza" (quindi indipendente) che ne verifica la conformità alle norme, ma la cosa importante è che il prodotto certificato è sottoposto da parte dell'ente certificatore a controlli periodici che ne controlla la conformità nel tempo. In pratica una-due volte all'anno l'ente certificatore fa una ispezione nei magazzini del produttore, preleva dei campioni dal magazzino e li fa controllare dai suoi tecnici che ne controllano la qualità costruttiva (e che la produzione sia uguale al prodotto certificato). Inoltre l'ente richiede che il fabbricante prima di immettere i prodotto nel mercato li sottoponga alle "prove di fine linea", ovvero alle verifiche di correttezza della messa a terra (quando c'è), una verifica di isolamento e una di funzionalità. In questo caso ovviamente la situazione è ben diversa: se nella marcatura CE tutto è demandato alla responsabilità del fabbricante (quindi in pratica non c'è alcuna garanzia che il prodotto sia effettivamente costruito in conformità alle norme, nonostante la marcatura CE) con un marchio di qualità la conformità è controllata e monitorata da parte di un ente di parte terza (segue)... 
 
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