mercoledì 3 dicembre 2014

La tensione nominale di un apparecchio di illuminazione

Questione di lana caprina (qualcuno potrebbe dire che la norma va interpretata). 
Sulla EN60598-1 al paragrafo 3.2.2 (Marcatura) la tensione nominale viene indicata come un dato da riportare tra i dati di targa. Però, per gli apparecchi con lampada ad incandescenza la tensione va marcata solo se la tensione nominale è diversa da 250V. Il motivo è semplice: se un apparecchio non ha alcun dispositivo che necessita di una tensione ben precisa di funzionamento (pensiamo ad un trasformatore che necessita ad esempio di 230V) l'utente, quando andrà sul mercato a comprare una lampada (detta comunemente lampadina) troverà lampade che funzionano alla tensione nominale locale, quindi non c'è alcuna necessità di riportare sul prodotto una tensione che non ha alcuna necessità di essere limitata. 
Ora il problema nasce dal fatto che sul mercato cominciano ad essere diffuse le lampade fluorescenti compatte con alimentatore incorporato e quelle a LED che sostituite alle lampade ad incandescenza consentono un discreto risparmio sul consumo di elettricità: benché queste dal punto di vista funzionale abbiano le stesse caratteristiche delle lampade ad incandescenza (spesso anzi sono vendute in sostituzione di tali lampade allo scopo di risparmiare energia) dato che la norma appunto parla di lampade ad incandescenza qualcuno applicando la norma alla lettera, per le lampade non ad incandescenza richiede la tensione nominale in targa. Cosa fare? La richiesta è corretta nella forma ma errata nella sostanza: a questo punto tanto varrebbe modificare la norma!  
 
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